
Una delle ultime
interviste, rilasciate alla nostra redazione da un caro amico, che purtroppo,
quest'anno ci ha lasciati...
Antonello De Sanctis,
l'artista, lo scrittore, l'autore di brani di successo; colui che ha segnato il
percorso artistico di diversi importanti interpreti della musica leggera
italiana, è tornato a far parlare di sé con un meraviglioso romanzo dal titolo
Nel Mondo Degli Uomini. Con Antonello si è creata ormai una sorta di
amicizia, che va oltre l'arte e già dalla nostra prima intervista, si carpiva il
carattere di un personaggio estremamente solare e sempre disponibile anche verso
la stampa.
Caro Antonello, innanzi tutto grazie per
avermi concesso ancora una volta l'onore di intervistarti. Oggi sei in veste di
scrittore, quindi iniziamo subito a parlare di questo tuo ultimo romanzo che è
uscito da poco in tutte le librerie e sta riscuotendo grandi consensi...
Ciao, ho piacere di stare ancora con
te.
“Nel mondo degli uomini” parla di due ragazzi nella musica, accomunati dallo
stesso sogno, che s’innamorano perdutamente. Una storia piuttosto normale, se
ombre misteriose e inquietanti non incombessero su di loro. Queste strane
presenze mi hanno indotto a interrogarmi su alcuni quesiti che accompagnano la
nostra condizione umana. Siamo soli su questo pianeta, o esistono forze
sconosciute in grado di influenzare la nostra esistenza? Determiniamo il nostro
destino, o qualcuno lo traccia per noi? Nessuna disquisizione filosofica nel mio
scrivere, nessuna tesi, solo pensieri che cercano di andare oltre a quello che
gli occhi e i sensi mi consentono di vedere. Questa particolare, insolita
commistione tra il reale e l’ignoto, sembra dare al libro un passo in più, lo
testimoniano i consensi di tutti quelli che lo hanno letto.
Il romanzo narra la storia di un grande
amore; una storia che nasce con la musica... una sorta di autobiografia?
Non del tutto, anche se uno che scrive,
inevitabilmente, si racconta, si scrive. La parte del libro che sento più mia,
però, forse la più vera, è proprio quando spalanco una porta su mondi
sconosciuti e li racconto così come li immagino io.
Il destino di ciascuno di noi è segnato,
oppure si può costruire?
E’ appunto questa una delle domande che
mi pongo nel romanzo, esprimendo il convincimento che il più grande dono che sia
stato fatto a noi uomini, sia la facoltà di autodeterminarci. Qualcuno ci ha
dato le chiavi di casa, o della macchina e, come facciamo con i nostri figli,
pur in preda a mille preoccupazioni, ci ha consegnato alla libertà e alla vita.

Nel libro descrivi questo
grande sentimento chiamato amore; l'amore che può arrivare a cambiarti la vita.
Secondo te, quanto è vero il detto: “Ci si innamora perdutamente una sola
volta?”.
Non credo molto a questo
detto. Ogni amore ha le sue stagioni e ogni volta trova in sé la capacità di
rinnovarsi come le foglie a primavera. Senza memoria, senza passato, pronto ad
affidarsi a un giorno di sole, a un temporale improvviso, o a quello che
accadrà, con gli sguardi innocenti di un bambino.
Come nasce il desiderio di scrivere
romanzi?
Sarei ingeneroso se ti rispondessi “da
noia di scrivere testi”. Dalle canzoni ho avuto molto, in termini di
soddisfazioni professionali e mi hanno consentito di vivere una vita decente. Ma
un paroliere deve muoversi in spazi delimitati da una precisa metrica musicale,
dalle suggestioni che hanno guidato la mano del compositore e dalle
caratteristiche di chi dovrà poi cantare i suoi versi. E’ un traduttore di
diverse emozioni, insomma. I libri mi danno invece una sensazione di libertà, lo
stupore di un viaggio nel mio profondo. Un cavallo sellato e uno brado, per
spiegarmi.
Un passaggio di questo libro che ti
colpisce particolarmente ogni volta che lo rileggi?
Di passaggi che amo ce ne sono molti a
dire il vero, ma forse quello che prediligo è una sorta di manifesto che
testimonia la considerazione e il rispetto che nutro per l’universo femminile.
Lo trascrivo.
“Certo che le donne sono
un’altra razza.
Con la bandana, o gli sguardi catarifrangenti da Barbie, con le grandi pance
davanti, o con l’uomo sbagliato addosso, innamorate di un gatto, o tradite
dall’ombra della felicità, abbandonate all’angolo di una piazza, o tagliate da
un improvviso dolore, si fermano un istante per piangere, poi sollevano il capo
e riprendono la strada.
Sono maestre di dignità le donne.
Non bisogna lasciarsi distrarre dall’ondeggiare dei fianchi, se vogliamo capire
qualcosa di loro, dobbiamo soltanto guardarle negli occhi, perché i loro occhi
dicono quello che le bocche sanno tacere.
Sì, le donne sono un’altra razza.
Spesso ci camminano a fianco così leggere, che neanche ce ne accorgiamo.
Quasi sempre, però, ci precedono e basterebbe solo seguirle per capirne di più.
Seguirle con poco orgoglio e molto rispetto.
Per essere più uomini.
Un pò più uomini, almeno.”

Quanto tempo hai impiegato nella
realizzazione di Nel mondo degli uomini?
Molto. L’ho preso e lasciato più di una
volta, perché ho sempre pensato che fosse una buona idea e così volevo
svilupparla dedicandole il tempo che meritava.
Hai mai pensato ad una sceneggiatura?
Il romanzo ha una trama molto filmica,
credo che una sceneggiatura sia la sua vocazione naturale e ho già avuto qualche
proposta in tale senso. Staremo a vedere.
Oggi può essere un pò azzardato cimentarsi
a scrivere libri in un clima di piena crisi editoriale?
In effetti è un
comportamento piuttosto sconsiderato il mio, se poi pensi che ho affidato il
romanzo a un piccolo editore, perché non mi va di mettermi in fila per arrivare
ai cosiddetti “grandi”, arrivi alla conclusione che hai davvero la vocazione del
kamikaze. Sarà che in me vince il piacere della sfida, anche se la voracità dei
“poteri forti” che fagocitano il mercato librario mi fa incavolare e m’indigna
un bel pò.
Il prossimo potrebbe essere magari un
libro di poesie?
Amo molto la poesia, sono cresciuto a
pane e poesia. Devo però ancora capire se la poesia ama me. E quando leggo i
versi di Neruda, di Prevèrt, o della Merini, francamente mi convinco che devo
ancora studiare... e non poco.

Per il futuro pensi in
ogni caso di continuare la tua attività di paroliere a livello musicale?
Ho contribuito a vendere
oltre venti milioni di dischi nel corso della mia carriera e, abituato a certi
standard, considerato lo stato di asfissia in cui si dibatte l’industria
discografica, ho pensato di lasciare la musica, prima che la musica lasci me. Ma
continuo ad amarla perché è un frullo d’ali, un volo nell’infinito. Anche se
oggi preferisco seguirla da fruitore, piuttosto che da addetto ai lavori.
Grazie infinite di questa
bella chiacchierata, della tua gentilezza e cordialità. Se vorrai sarò sempre
disponibile in futuro, non solo per intervistarti, ma anche, visto che è il mio
mestiere, di relazionare al pubblico qualsiasi tuo romanzo.
Grazie a te. Ciao.
(In sottofondo state
ascoltando il brano Innamorata dei Cugini di Campagna - testo di
Antonello De Sanctis)