
Venerdì 9 marzo 2012 si è
inaugurata a Roma nel complesso del Vittoriano, la mostra su Salvador Dalì dal
titolo, “Dalì. Un artista, un genio”. Sono trascorsi 60 anni dall’ultima
retrospettiva dedicata all’artista catalano e grazie all’attenzione e alla
bravura, ormai nota, del direttore Alessandro Nicosia, che ha fortemente voluto
tale evento, circa 150 tra film, documenti, fotografie, disegni, lettere,
oggetti e progetti del grande maestro sono esposti al pubblico.
La mostra è stata curata da Montse Aguer, direttrice del centro di studi
daliniani e da Lea Mattarello.
L’esposizione è divisa in varie parti, ognuna delle quali tratta un momento
particolare dell’arte e della vita dell’artista.

Nella sezione introduttiva
è possibile ammirare numerosi scatti che il fotografo P. Halzman ha dedicato
all’artista spagnolo, immagini divertenti, piene d’ironia che fanno emergere la
genialità sia del fotografo, sia del soggetto fotografato. Dalì è riuscito a
rendere arte le sue caratteristiche fisiche, i suoi comportamenti, intrecciando
arte e bizzarrie, sogno e ossessione. Dalì non era un artista, ma era arte lui
stesso; arte viva, pura, palpitante, un genio, oggetto di critica, di
ammirazione di attrazione, proprio come avviene per un’opera d’arte.

L’altra sezione è dedicata all’incontro del genio catalano con la pittura del
passato, un rapporto veramente esclusivo e unico con gli artisti più
rappresentativi del rinascimento e del barocco italiano, sia per l’ammirazione,
l’emulazione e quasi l’ossessione verso i grandi come Raffaello e Michelangelo,
sia per l’originalità e la novità del rapporto con essi. Dalì mostrò, infatti,
la volontà di competere con essi, la determinazione per la supremazia nell’arte
mondiale, a tal proposito si può ammirare un piccolo scritto autografo, dove
egli inserisce il proprio nome accanto agli artisti del passato, come se volesse
sottolineare la propria eternità e immortalità.
Un'altra sezione è dedicata al mondo dell’artista, popolato di sogni e
suggestioni.

Nell’ultima troviamo tanto materiale inedito e straordinario, attestante il
rapporto con l’Italia, che egli ha amato con la forza e gli eccessi daliniani.
Giunto in Italia per studiare e conoscere i grandi artisti si innamorò
perdutamente del bel Paese, dove ritrovò i colori e soprattutto il sole della
sua Patria. L’altro Mediterraneo, come usava definirlo, gli si offriva con
tinte, sfumature e intensità, unitamente a paesaggi e curiosità mozzafiato. Ed
ecco che lo troviamo nelle grandi città d’arte, ma anche a Bomarzo, accanto ai
mostri, a Ravello splendida località che domina dall’alto delle sue rocce il
mare e i colori, i paesaggi di un’affascinante parte della Campania, eccolo in
Sicilia travolto dalla bellezza dei luoghi aspri e incantevoli, dove i raggi di
un sole caldo e già noto, simile, infatti a quello di Fuentes, travolgono lo
spirito e il corpo del pittore.

Dalì comunque, amò anche
gli italiani e le loro peculiarità, conobbe la Magnani, Luchino Visconti,
l’industriale Alessi e De Chirico.
Le opere presenti nella mostra sono state prestate dalla Fundacio’ Gala-Salvador
Dalì di Figueres e potranno essere ammirate fino al 22 giugno.

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