
Goran Kuzminac, da una
laurea in medicina, ad una lunga carriera musicale, fatta di successi e tappe
importanti…
Come ha inizio questa
grande avventura chiamata musica?
Beh è cominciato tutto per caso, come
capita a tutti i ragazzi, ho iniziato con qualche canzoncina un pò stupida..
poi, per puro caso, ho incontrato un cantautore importante, Francesco De
Gregori. L'incontro avvenne in una casa di montagna, ci scambiavamo alcune
canzoni e lui aveva da poco scritto Rimmel, l'anno dopo mi portò in una casa
discografica, dove incontrai altri musicisti. Ho imparato pian, pianino il
mestiere che sto ancora approfondendo, inoltre ho appreso ad unire testi suonati
con musica ragionata, in modo da costruire la cosiddetta “canzonetta” che, per
me, è molto importante per sognare, innamorarsi, fissare un momento e dare
colore alla vita.
Come ha appreso la tecnica chitarristica?
Ho iniziato suonando l' arpeggio
classico. Facevo l'università a Padova e abitavo a Trento, un giorno mentre
passavo in treno per Vicenza, un militare americano, che era in compartimento
con me, mi chiese la chitarra e cominciò a suonare in singer style. Io ne rimasi
talmente colpito, che iniziai a cercare per tutte le librerie e le biblioteche
delle informazioni, per comprendere lo stile, trovai un disco con un libretto,
che trattava dell'argomento e iniziai a suonare quella canzone mattina e sera
per due settimane, alla fine ce l'ho fatta. Da poco ho scoperto di essere stato
il primo ad aver inserito il singer style nella musica italiana, dopo 30 anni mi
hanno premiato quelli del Guitar club, solo che mi hanno conferito il premio in
ritardo, almeno mi avrebbero dare prima un panino con la coppa!!

Qual è stata la sua più
grande soddisfazione?
Non c'è ancora stata, io sono un
giovane promettente e sto andando avanti. La mia più grande soddisfazione è nel
momento in cui qualcuno mi ringrazia per una canzone che ho scritto, perché ha
significato qualcosa per la sua vita. Noi musicisti siamo fabbricanti di
emozioni, non altro… non importa che si manifestino tramite un ricordo di un
momento, una storia d'amore, o con il tornare indietro nel tempo, per me è
sempre una grandissima cosa.
Ha incontrato difficoltà nel trovare chi
credesse nella sua musica?
Inizialmente sì, ho sempre detto che la
musica è una cosa seria, che non va data in mano ai discografici. Commerciare
con dei detersivi è una cosa, ma commerciare con le emozioni è molto diverso. La
gente ti riconosce quando scrivi con entusiasmo qualcosa di bello, che ti
appartiene e che senti tuo e la gente riesce a percepire come proprio. Trovo
effimero cercare il successo immediato, che è quello televisivo, dei programmi
contenitore, come Amici e Xfactor, che creano un personaggio in un anno e lo
distruggono l'anno dopo. Non stiamo parlando di musica, ma di sociologia. La
musica è qualcosa di diverso, che non c'entra con la televisione e con la
sociologia.
La musica è musica, serve per dare il primo bacio e per costruire emozioni.
La musica ci distingue dagli animali (a parte gli usignoli), infatti nel mondo
animale non c'è un corrispettivo di questo tipo.

Come si vorrebbe definire,
o meglio, come le piacerebbe che gli altri la definissero ?
Non saprei, io credo di essere un
onesto artigiano, mi fa ridere quando mi chiamano maestro, perché se sono
maestro io,Johann Sebastian Bach chi era? Credo ci sia una certa disparità fra
le cose. Spero di riuscire a provocare delle sensazioni e delle emozioni.
Ci sono dei momenti particolari nel corso
della giornata, nei quali nascono le sue canzoni?
Io faccio una vita vissuta, c'è un
detto che mi piace e dice :” Ci sono tre, o quattro giornate memorabili nella
vita di ciascuno, tutto il resto è un riempitivo”. Posso farti un esempio di un
momento particolare: L'altro giorno c'erano delle stelle di natale in un
ufficio, entrò un ragazzo, che disse :“Devo annaffiare le stelle”. Nessuno si
accorse della bellezza della cosa che aveva detto. A me la prima cosa che venne
da rispondere fu :“Aspetta un attimo, che ti sposto le nuvole”. Ed era già il
testo di una canzone, la gente dice delle cose bellissime durante la giornata,
ma non facendo questo mestiere gli scorrono tra le dita come la sabbia e poi le
ritrovano in una canzone e le riconoscono come proprie.

Come trascorre le sue
giornate, quando non ha impegni artistici?
Vivo assolutamente in modo normale,
vado al bar, prendo un cappuccino, leggo il giornale, cerco di informarmi tra le
righe, mi arrabbio per le ingiustizie, non capisco certi comportamenti dei
politici e poi cerco di parlare con la gente, perché è la ricchezza più grande
che ci sia. Ogni persona è un prisma ricco di scintillii formati da luci
irripetibili, sono innamorato della gente.
Esiste un angolo di paradiso, dove ama
rifugiarsi?
Si , dove abito è un posto stupendo.
Non riesco nemmeno ad arrabbiarmi, mi affaccio dalla finestra vedo il sole che
sale dal mare lungo due colline e mi calmo.

Quali sono i ricordi più
salienti del suo lungo percorso musicale?
Io ho una dimensione del tempo molto
particolare, mi sembra ieri che sono passate delle cose, poi effettivamente sono
passati venti, o trent'anni. La dimensione che preferisco è quella del
palcoscenico, quando hai lo strumento in mano, il sudore sulla fronte, suoni
quello che vuoi suonare, vedi gli occhi della gente, senti che riesci ad
attirare la loro attenzione e che ti applaudono non perché devono, ma perché lo
sentono. La vera dimensione non è la TV, o la sala di registrazione, ma il live
e le assi del palcoscenico.
Come potrebbe definire il suo messaggio,
cosa vorrebbe comunicare a chi l’ascolta?
Io vorrei che tutti quanti prendessero
in mano lo strumento musicale, sento molte persone che dicono: “Io non so
cantare, io non so suonare, non ho una bella voce…”. In realtà non è vero, ogni
uccello canta, anche il corvo, certo non ha una bella voce, ma l'importante è
divenire creativi, perché dentro di noi c'è una ricchezza enorme, che aspetta
solo di venire fuori. Attraverso la musica può emergere. Volevo inviare questo
messaggio: invece di un I-pod il prossimo Natale fatevi regalare uno strumento
musicale; è una grandissima emozione.

Sicuramente ne avrà
conosciuti tanti, ma c’è un teatro europeo che non ha ancora calcato, dove
vorrebbe esibirsi?
Non lo so. Io ho suonato veramente in
molti teatri, nel Petruzzelli di Bari, nella Fenice di Venezia ed erano dei
concerti di passaggio, perché la mia strada continua, non c'è il teatro finale,
infatti io considero molto interessante il viaggio, non l'arrivo. L'ultimo
palcoscenico bello è stato quello della mia ultima esibizione a Milazzo. Ricordo
il pubblico e gli occhi delle persone, quando sei sul palcoscenico vedi migliaia
di occhi e loro vedono soltanto i tuoi.
Ha collaborato con tanti artisti di una
certa levatura, come Francesco De Gregori, Ron, Lucio Dalla, Ivan Graziani… Che
ricordi ha di Ivan Graziani?
Splendidi, io ho ricordi della persona,
oltre che del musicista. Ho approfondito la sua conoscenza nei momenti
successivi al concerto, il retropalco, la camera d'albergo, lo spogliatoio e il
ristorante, dove si conoscono gli amici, si ride e ci si burla. Ci sono certi
artisti che umanamente non sono molto interessanti, altri che sono
spassosissimi, tra questi c'era Ivan. Ivan era un abruzzese di quelli puri, duri
e simpaticissimi, oltre ad essere stato uno dei pochi veri rocchettari italiani.

Come nasce la sua recente
esperienza con Alex Britti ?
Alex Britti è un chitarrista. Io ho
realizzato un disco di basso, batteria e chitarre, mi dicevano che non si poteva
fare, poi alla fine ci sono riuscito e l'ho auto prodotto. Ho chiamato tutti i
miei amici chitarristi, tra i quali appunto anche Alex, che mi ha aiutato per
quanto riguarda la parte del live.
Tutti quanti essendo chitarristi si sono gasati all'idea, perché anche loro
avevano problemi a far emergere il proprio strumento.
So che lei è anche un grande appassionato
di grafica e di tutto ciò che concerne il settore telematico, quando ha scoperto
questa passione?
Molti anni fa, quando mio padre era
ammalato, io stavo in una stanza , scrivevo l'album “Gli angoli del mondo” e al
computer facevo i primi esperimenti di grafica. Questa cosa non mi ha più
abbandonato, perché io sono un tipo molto curioso, sono sempre stato convinto
che se qualcuno è capace di farlo, perché non posso farlo anch’io? Ho imparato
dai pescatori a fare le reti, bevevo una birra buona e ho imparato a farla. Mi
sono costruito una chitarra baritono, ce n'è un modello solo, la suono
unicamente io. Attraverso il computer e il 3d si possono costruire cose
inimmaginabili, basti pensare al film Avatar.

Ha mai pensato, così come
hanno fatto per esempio altri suoi colleghi, ad un remix di uno dei suoi brani
più conosciuti, come per esempio “Ehi, ci stai”?
No, sinceramente no, perché noi
musicisti siamo una razza molto solitaria ed è molto difficile specialmente qui
in Italia farci collaborare, come se ci fosse una specie di stranissima gelosia.
Non ci ho mai pensato e non mi ci sono mai applicato e in particolare con “Ehi
ci stai” che è una canzone conosciuta, ma una delle mie più leggere.
Pensa di tornare presto sugli schermi, con
un nuovo lavoro discografico?
Io ho cominciato il 1 settembre, mi
sono rinchiuso nel mio studio e ho scritto una ventina di idee, quando arriverò
a quaranta comincerò a scremare e penso che per l'anno prossimo avrò un disco
nuovo. I miei dischi escono solamente a livello di tempo fisiologico, ogni tre,
o quattro anni. Quando ho qualcosa da dire, quando ho qualcosa da raccontare e
mi sento dentro, nella condizione di svuotare lo stomaco e l'anima e faccio la
fotografia di quel momento della mia vita e stranamente esce un disco di
canzoni.

Spesso la musica si è
fatta portavoce di eventi importanti, soprattutto a livello di solidarietà per
aiutare popolazioni in difficoltà. Se dovessero invitarla, non a scopo di lucro,
ma semplicemente in veste di rappresentante ufficiale, o per ritirare un premio
alla carriera, se la sentirebbe di partecipare?
Questi premi alla carriera mi fanno un
pò ridere, io sono un cantautore agli inizi, un premio alla carriera iniziale mi
andrebbe benissimo.
Quanto ai musicisti che vengono chiamati per una raccolta fondi, sono sempre
snobbati in altre occasioni, sono quelli più popolari che attirano pubblico e
riescono a far pagare il biglietto, ma quelli che realmente guadagnano poi sono
gli avvocati e i commercialisti. Non si capisce perché non sono loro (avvocati e
commercialisti) ad andarci direttamente. Io ho fatto centinaia di concerti di
beneficenza, non sono né ricco, né benestante, non sono una persona che mangia
sulle disgrazie altrui e non ho mai incontrato un avvocato, o un notaio, che
abbia prestato la sua opera per un'occasione di beneficenza. La considero una
specie di malcostume.
In un periodo così difficile per tutti e
ovviamente anche per chi fa musica, quali potrebbero essere i suoi programmi
futuri a livello artistico?
Difficile, non credo che per quanto ci
possa essere una crisi, la gente smetta di cantare, di sognare, di innamorarsi e
di avere bisogno di una colonna sonora, perciò credo che comunque sia,
un'artista vince se è presente, indipendentemente dai guadagni, dalla fama e dai
passaggi televisivi. La musica è una cosa molto seria, che va al di là del
guadagno economico e della visibilità. E' una mia necessità comunicativa,
profonda, il fatto di scrivere canzoni e suscitare emozioni.

Goran, è stato un grande
piacere conoscerla, la ringrazio molto per la disponibilità e cordialità e spero
di incontrarla presto, magari in un suo prossimo concerto.
Ringrazio voi, per avermi
contattato. A presto.
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