
Oggi siamo in compagnia di
Seba, pseudonimo di Sebastiano Barbagallo, giovane cantautore siciliano, poeta
musicale dei giorni nostri...
Seba, quando inizia la tua carriera?
Io sono un autodidatta,
ho studiato poco la musica ma ho suonato molto, è tutto frutto di un’esperienza
fatta sul campo. Ho iniziato la mia carriera molto presto, intorno ai 14 anni
cominciai a suonare la chitarra , mi piaceva un genere molto particolare, il
rockabilly, poi ho formato varie band fino ad arrivare all’attuale assetto: Seba
come cantautore, proponendo quello che è il mio mondo.
Come definiresti la tua
musica?
Io ho sempre evitato le
classificazioni e le connotazioni musicali, perché per fortuna siamo tutti
contaminati da mille cose che succedono intorno a noi e mi sembrerebbe riduttivo
etichettare, o inglobare il mio genere in qualcosa di precostituito, sempre di
più band e cantanti che appartengono a generi ben definiti si svincolano da
questi stereotipi. Quindi non ti so dire bene che genere io faccia, spero di
fare il mio, quello di Seba. Seba è contaminato da diversi ascolti, da diversi
generi, che provengono da una vita di sensazioni, ascolti e prove. La mia
formazione comprende tutta la musica che mi ha provocato e regalato sensazioni,
parte dalla New wave inglese anni ’80, arriva a cose più cantautorali vicine al
mondo di Battiato e Paolo Conte.

Sei siciliano, terra al
centro del mediterraneo, quali sono le contaminazioni che ha subito la tua
musica?
Catania è stata molto
contaminata dal punto di vista rock perché è vicina alla base americana di
Sigonella e c’è stato sempre uno scambio con la musica americana. Catania è la
città più rock, etnica e indie della Sicilia. E’ un mix tra tutti questi generi
musicali.
I tuoi autori preferiti,
quelli che sono stati in qualche modo il tuo punto di riferimento…
I miei autori preferiti sono:
Battiato, Gli Smiths, Jesus and Mary Chain, My Bloody Valentine, ma anche
Fossati. Tra gli italiani, Battiato rappresenta un punto di riferimento che è
stato sempre libero da connotazioni musicali pur avendo diverse influenze
secondo quello che faceva. Io credo di percorrere un mio itinerario pensando di
poter essere libero da preconcetti musicali e commerciali.

Cosa ne pensi del rock?
Il rock è una bella
espressione musicale che deve essere contestualizzata e si esprime nella sua
pienezza nel momento esatto in cui qualcosa è detto con più forza. Non ritengo
che il rock sia solo una bella chitarra distorta, è un pensiero che può essere
associabile anche alla musica classica. Il rock deve essere qualcosa che fa
parte del bagaglio delle note di tutti i musicisti.
Quanto è stata importante la musica classica nella tua carriera?
La musica classica rappresenta un
punto di partenza e di arrivo. Mi piace la musica di Satie e di Rachmaninoff,
autori che entrano con lo spirito nella composizione.
In quali momenti della
giornata trovi ispirazione?
Questa è una domanda alla quale non
vorrei rispondere, perché quando si fa musica per vocazione, non c’è un momento
preciso nel quale ci si siede e s’inizia a suonare. Per me è importante tutto
ciò che suscita il mio interesse e ciò che mi circonda, generalmente, è oggetto
di un mio interesse musicale.

Con quale artista vorresti
collaborare?
Vorrei collaborare con molti gruppi
degli anni ‘80 che ora non ci sono più e con tutti i gruppi che ti ho nominato
vorrei avere qualche tipo di scambio.
Con chi hai collaborato? Ho iniziato con i dischi e con le produzioni degli
Stadio. Ho collaborato con Irene Grandi e continuo a collaborare con Niccolò’
Fragile. Io penso che si debbano avere rapporti artistici e di lavoro con chi è
in sintonia con il tuo modo di vedere la musica. Quello che ho fatto finora mi è
servito per la mia crescita musicale e spero di essere servito a chi ha
collaborato con me.
Per Seba, dove sta andando
oggi la musica leggera italiana?
Da nessuna parte. Fin
quando ci sarà una preclusione da parte dei mezzi d’informazione, influenzata da
motivazioni commerciali, che nulla hanno a che fare con la musica, essa non
andrà da nessuna parte. Per fortuna ci sono mezzi potenti e capillari come il
web, che veicolano le nuove proposte. Anche se io non sono una nuova proposta,
perché dal 2006 esisto dal punto di vista discografico. Però è importante che i
mezzi d’informazione comincino a interessarsi di ciò che fa cultura in Italia.

Secondo te la musica può
avere un valore sociale?
Tutto quello che è
lontano dalla banalità può avere un valore sociale, a prescindere dal messaggio.
La buona musica ha un valore sociale, perché allontana la gente da pensieri
banali, influenzabili e consente la formazione di un pensiero proprio. Ci sono
diversi modi e sistemi per essere impegnato nel sociale, non bisogna
necessariamente andare in Africa. Io cerco di fare le cose per la gente,
mettendo in relazione la mia espressione con ciò che immagino la gente voglia
sentire da me.
Qualche segreto intrigante che si cela dietro i tuoi brani?
Lascio sempre all’interpretazione
quello che io dico con le mie canzoni. Ogni tipo di discorso, di frase e di
conversazione comunque conserva tra le righe dei messaggi, che camminano
attraverso le parole.

Quanta della tua musica è
improvvisata?
Quasi tutta. E’ tutto molto
istintivo, pur avendo una base di ragionamento molto importante.
Quali sono le cose più importanti della tua vita, oltre la musica?
La mia famiglia, è splendida, la proteggo e la conservo sempre dentro il cuore.
Quali i tuoi prossimi
impegni?
Sono molto contento per
l’uscita del mio nuovo singolo, con il mio nuovo lavoro insieme a Niccolò
Fragile. Non posso dire il nome dell’album, ci sono in ballo due, o tre titoli,
non sarebbe corretto menzionarli, posso dire che sarà molto energico. Farò tour
in tutta Italia, appoggiandomi alle radio.

Sebastiano, grazie per
averci regalato un pò del tuo tempo.
Grazie a voi.
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