
Una mostra unica
Giotto e il Trecento
dal lunedì al giovedì 9.30 -19.30; venerdì e sabato 9.30 - 23.30; domenica 9.30
- 20.30
Giotto, nato presso Firenze nel 1266, è stato un coetaneo, un concittadino e,
stando alla
tradizione, un amico di Dante. Dante stesso, così fiero della propria dignità di
letterato, riconosce in Giotto un eguale. Il sistema dantesco ha una struttura
dottrinale e teologica modellata sul pensiero di San Tommaso, quello di Giotto
sul pensiero di S.Francesco; per celebrare il sesto centenario della morte del
maestro fiorentino, oltre 150 opere, tutte di altissimo livello e di qualità
indiscussa,sono raccolte nella mostra 'Giotto e il trecento', rappresentata come il dipanarsi del percorso
figurativo giottesco. Il presidente del Comitato scientifico della mostra Carlo
Quintavalle, spiega - "Le opere allestite affronteranno i temi della formazione
del rapporto con l’antico e con il mondo gotico, focalizzando in particolare i
legami con la Francia. La lingua di Giotto è quella europea - dice lo studioso -
le sue volumetrie, l’espressività sono quelle delle cattedrali francesi,
trasformate dal suo genio”. ‘Giotto e il Trecento’, dichiara il curatore
Alessandro Tomei, analizzerà gli spostamenti e la presenza del maestro, da Roma
a Firenze, da Napoli a Milano’… “Dove Giotto è andato - ha spiegato il curatore
- l’espressione artistica è cambiata”. Ecco dunque, dopo la dimensione europea,
quella nazionale, il suo ruolo di assoluta supremazia, in quanto, come Dante,
“Giotto è il primo a fondare la struttura linguistica della pittura del ‘300”.
Inoltre, sono presenti, le opere di Cimabue, Simone Martini, Pietro Lorenzetti,
Giovanni Pisano, Arnolfo di Cambio, ma anche una postazione virtuale, che
consente di ammirare i più celebri cicli pittorici di Giotto e degli itinerari
giotteschi nelle città che lo ospitarono.

La mostra presenta 20
opere di Giotto e l’eccezionale restauro del “Polittico di Badia” dal Museo
degli Uffizi. Ma il nucleo davvero originale è la dettagliata ricostruzione dei
percorsi di Giotto e della svolta impressa dalle sue opere alle tradizioni e
alle scuole pittoriche dei luoghi, dove il Maestro lasciò le proprie opere.
All’entrata, veniamo avvolti da una grandiosa riproduzione di affreschi
giotteschi, lungo il grande scalone che ci porta al primo piano. Atmosfere
magnificienti e piene d'incanto dell'Italia del '300. A Roma Giotto produsse
opere promosse dal cardinale Jacopo Stefaneschi, i resti del mosaico della
Navicella, il Trittico per la Basilica, le immagini dei S. Pietro e Paolo nel
Tesoro di San Pietro e i manoscritti conservati nella Biblioteca Apostolica
Vaticana.
Il cuore dell’esposizione contiene, come nello scrigno del famoso film di Bunuel
’l’oscuro oggetto del desiderio’, quindici opere attribuite con certezza a
Giotto. Ricordo, la “Madonna con Bambino in trono e due angeli” tempera su
tavola da Firenze, “Dio padre in trono” su tavola dai Musei Civici di Padova e
il “Cristo benedicente tra san Giovanni Evangelista e la Vergine” arrivato dal
North Carolina, dal Museum of Art di Raleigh. Inoltre un frammento di affresco,
in cui è raffigurata una testa di pastore con armenti, dalla Galleria
dell'Accademia di Firenze.

La mostra è anche un
viaggio nell'Italia del trecento , tra cui spiccano veri e propri capolavori di
grandi maestri della pittura come Cimabue, Simone Martini e Pietro Lorenzetti,
della scultura come Arnolfo di Cambio, Giovanni Pisano e Giovanni di Balduccio,
dell'arte orafa con Guccio di Mannaia e Andrea Pucci Sardi. Alla fine del
Trecento Cennino Cennini, pittore e teorico, scrive che Giotto "rimutò l'arte
del dipingere dal greco in latino e ridusse al moderno". La tradizione è
bizantina (greca), il linguaggio che instaura è moderno (gotico): dunque Giotto
rientra nell'ambito europeo della cultura gotica, ma elimina da essa quanto
conservava di bizantino e ne fa una cultura fondata sul "latino". Mezzo secolo
dopo, Ghiberti, scultore umanista ma ancora legato alla tradizione gotica,
scrive che Giotto "lasciò la rozeza de' greci... arecò l'arte naturale e la
gentilezza con essa, non uscendo delle misure".
All'arte dell'ineffabile, Giotto oppone un'arte che dice tutto, il divino e
l'umano: la chiarezza formale del discorso supera insieme l'immobilità
impassibile e la violenza disumana dell'urlo, o del gesto. Fino al 29 giugno,
potrete assistere a questa mostra di eccezionale originalità.

Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana
Promossa da:
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Con il patrocinio di:
Senato della Repubblica Camera dei Deputati, Ministero Affari Esteri.
In collaborazione con:
Pontificio Consiglio della Cultura
Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa
Conferenza Episcopale Italiana
Comune di Roma - Assessorato alla Cultura e alla Comunicazione, Assessorato alle
Politiche Educative Scolastiche della Famiglia e della Gioventù
Provincia di Roma - Presidenza e Assessorato alle Politiche culturali
Regione Lazio - Presidenza e Assessorato alla Cultura, allo Spettacolo e allo
Sport
Con la partecipazione di:
ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo

Complesso del Vittoriano
Via San Pietro in carcere
6 marzo - 29 giugno 2009
€ 10,00 intero; € 7,50 ridotto
info: www.comunicareorganizzando.it
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