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Marcel-li Antunez Roca,
artista catalano, principale esponente della body-art contemporanea.
Il suo è un lavoro senza battute d’arresto, che a volte inquieta. E’ un artista
poliedrico, gioca con il teatro, con la multimedialità, mescola in modo
spettacolare corpi e immagini virtuali, vuole provocare nei nostri sensi
intorpiditi sensazioni forti, piacevoli, ripugnanti a volte ironiche. Marcel-li
tende a coinvolgere lo spettatore nelle sue performances corporali-virtuali che
attingono alla cultura catalana dove religione, sesso e sangue sono temi
trattati con passionalità, ridondanza, esibizionismo, teatralità, al limite
dello scherno.
Quali avvenimenti emotivi l'hanno portata
a scegliere forme espressive estreme?
L’etichetta di “Estremo” non l’ho data io
al mio lavoro, è una classificazione esterna per scrittori e storici dell’arte.
Il mio lavoro si situa in una zona liminale, al confine tra le discipline
artistiche tradizionali. Il mio intento è di proporre nuovi orizzonti.
Molte delle tematiche che affronto nella mia opera sono temi classici dell’arte.

Qual è il suo più importante lavoro
d'arte?
L’arte in tutte le sue manifestazioni,
letteratura, cinema, teatro, arte visiva, ecc. è una manifestazione collettiva
nella quale l’apporto continuo di lavoro e idee è fondamentale per la sua
esistenza. Lo sento e agisco questo fuoco dell’arte che arde dentro di me. Non
esiste un’opera che preferisco, per capire la mia opera, osservate Joa, l’uomo
di carne.
Che idea ha dell'essere umano e della sua
identità, sviluppando "Joan l'hombre de carne"?
Joan è una manifestazione di un’idea
permanente nel mio lavoro. Sono interessato a lavorare con elementi biologici e
il mio lavoro con il corpo è la parte essenziale di quest’idea. Joan nasce da un
sogno che poi attualizzo nella ricerca e nella costruzione di una forma viva.
Joan è d’altro canto un omaggio alla mia fascinazione per il barocco.

Che tipo di individuo
potrebbe emergere dai suoi lavori?
Non lo so.
Che tipo di relazioni potrebbero esserci
tra mali come Hiv, cancro e la sua concezione di "Epizoo" e dell'uomo
"Epizootico"?
Epizootico nasce dall’idea di trovare uno
strumento che liberi l’essere umano dal contagio dell’Aids, questo è il concetto
che accende come una scintilla il lavoro. E’ un tentativo un’ipotesi di lavoro
per trovare una soluzione positiva a questo tipo di malattia. In questo momento
lo studio del comportamento cellulare, la genetica, rilevazione della pellicola
per le proteine, per esempio, sono temi che mi appassionano e penso e sono
convinto che sarà possibile stabilire numerosi collegamenti con l’arte.
Che cosa è stato determinante nelle sue
elaborazioni teoriche?
Dipende dal punto di vista e dall’ottica
in cui viene osservato il mio lavoro, io mi interesso del pensiero scientifico :
biologia, fisica, astronomia,ecc…
Vorrebbe dirci qualcosa sui suoi ultimi
progetti?
La città delle stelle.
In questa città delle stelle ho sviluppato l'idea assurda di portare la vita
fuori della biosfera e dopo questa esperienza sto pensando alla costruzione di
un progetto che parlasse del portare la vita all’esterno attraverso un mezzo
artificiale. Portare la vita nello spazio mi ha fatto ricordare un’idea che
spiega l’inizio, l'origine della vita nel nostro pianeta: la teoria della
panspermia. Probabilmente comete e asteroidi sono venuti dalle stelle con
materie biologiche, batteri e spore hanno fatto crash sulla terra ed ha avuto
inizio la vita 3600 milioni di anni fa e anche l’evoluzione biologica. La
cultura in questo processo biologico fabbrica gli astronauti che ritornano allo
spazio. La panspermia che ha portato la vita ritorna allo spazio attraverso una
nuova panspermia inversa che io chiamo transpermia. L’utopia per me è di
permettere a tutti, non solo ai cosmonauti e ai militari di andare nello spazio.

Potrebbe essere che il
problema dell'identità e i problemi classici della filosofia: dicotomia uomo\
macchina, reale\virtuale, si dissolvano nei suoi lavori?
Non pretendo che sia esattamente un cyborg. Non mi interessa molto quest’idea,
ma è interessante pensarlo come soluzione alla dicotomia uomo/macchina. E’
importante il mio lavoro: “Dreskeleton”, l’esoscheletro che mi collega ad un
computer e “legge” i miei movimenti e proietta sul palcoscenico immagini che
creano vere e proprie storie come nel caso del viaggio di Ulisse, per
l’espansione dei movimenti del corpo nella performance “Afasia”.

E ora un' ultima domanda
come giocava quando era bambino?
Non giocavo a calcio, non mi piaceva!
Marcel.lí
www.marcel-li.com