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id: 125 Rubrica: Pillole di letteratura Redattore: Antonio Timoni Titolo: Ada Negri e la poesia tradizionale |
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Oltre al Decadentismo, si fa strada a partire dai primi del Novecento anche la
poesia tradizionale, con liriche di buona fattura grazie a Francesco Gaeta,
Vincenzo Gerace, Angelo Orvieto, Francesco Chiesa, Diego Valeri e soprattutto
Ada Negri.
Ada Negri (Lodi 1870 - Milano 1945) di umilissime origini, studiò fra gli stenti
e, conseguito il diploma di maestra, insegnò per lungo tempo nelle scuole
elementari; ebbe la medaglia d’oro dei benemeriti dell’educazione nazionale e
dal 1940 fece parte dell’Accademia d’Italia.
La scrittrice riuscì ad imporsi nell’ambiente letterario e presso il pubblico,
collaborando con numerosi quotidiani e riviste ed esordì con poesie di forma
tradizionale e di ispirazione umanitaria e femminista come “Fatalità” (1892),
“Tempesta” (1894), “Esilio” (1914); in seguito scrisse versi di gusto
dannunziano tra cui “Il libro di Mara” (1919), “I canti dell’isola” (1924);
infine compose liriche che esprimevano con tono dimesso, una concezione
cristiana della vita come “ Vespertina” (1930) e “Il dono” (1936).
Ada Negri si impegnò anche nella composizione di libri di prosa e tra questi
vanno ricordati “Le Solitarie” (1917), “Stella mattutina” (1921) un romanzo
autobiografico e forse il migliore e “Sorelle” (1929) dove la scrittrice narra
una fanciullezza dolorosa e descrive umili interni e umane solitudini.
Poetessa e scrittrice di viva ispirazione, Ada Negri prediligeva tre temi
fondamentali: la natura, l’amore e la maternità. Al suo esordio, come già
accennato, divenne subito nota per alcune liriche di intonazione sociale, ricche
di umanità e di passione che dimostrarono il suo animo nobile; in seguito le sue
opere apparsero sicuramente più mature, più limpide e perfette trovando accenti
sereni e forme più armoniose. Nei suoi scritti riecheggiano tutti i motivi
letterari dal secondo ‘800 in poi, ma non cambiano la sostanza delle sue
esperienze umane, dei suoi dolorosi interrogativi sul significato della vita e
della sua intima partecipazione alle sofferenze degli umili.
A cura di: ANTONIO TIMONI
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